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Briganti di razza

Briganti si nasceva, per alcuni scienziati di fine '800. Briganti si moriva, per fare l'Italia.

Giuseppe Nicola Summa all'anagrafe, luogotenente del brigante Carmine Crocco. Avido, ignorante, spietato. Inafferrabile. Nel 1864 fu fucilato in un pagliaio, la salma appesa nella piazza di Avigliano. Di lui canta Eugenio Bennato "Qui si fa l'Italia o si muore. E Ninco Nanco deve morire (...) è nato zappaterra e ammazzarlo non è reato e dopo un colpo di rivoltella l'hanno pure fotografato".

Gennaro Migliorato (attr.), Ritratto post mortem del brigante Ninco Nanco, stampa all'albumina su carte-de-visite, 1864, Archivi Alinari, Firenze

Nel 1859 muore Ferdinando II Borbone. Gli succede Franceschiello, guaglione di 23 anni. E' il caos, il collasso del Regno delle Due Sicilie, annesso nel 1861 al Regno d'Italia. Nel 1863 il Parlamento approva la Legge Pica per la repressione del brigantaggio che istituisce tribunali militari e leggi di guerra. Torino invia i suoi soldati a combattere i nemici della nazione: i briganti.

Gennaro Migliorato, Ritratto post mortem del brigante Antonio Giuseppe Jovine, detto Curcio, con sacerdote e militare, stampa all’ albumina su carte-de-visite, 1864, Archivi Alinari, Firenze

Eccovi i briganti. Bestie selvatiche ostentate come trofei di caccia, sintesi di violenza fisica e iconica. Spiega Marina Miraglia: sono immagini figlie di un nascente stato borghese che impone la propria visione dell’ordine sociale e sancisce col sangue e la mortificazione dei cadaveri la distanza tra le classi. Un "obitorio al collodio" così li definisce J. Claretie.

Autore non identificato, Ritratto post mortem di Napolitano Nicola, "Capriariello", o "Chiappadiello" di Nola, capobrigante, fucilato nel 1863, stampa all’albumina su carte-de-visite, Archivi Alinari, Firenze

L'Unità portò la tassa sul macinato, la privatizzazione delle terre demaniali. E l’odiosa leva. Fu uno strappo dalla società agricolo-pastorale a quella capitalistico-industriale. "Lo stato (...) ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti." Gramsci, L'Ordine Nuovo.

Autore non identificato, Ritratto del brigante Lamacchia in Basilicata, stampa all’albumina su carte-de-visite, 1860 ca, Archivi Alinari, Firenze

Detto Pilone per i baffoni e la barba folta, analfabeta, era di mestiere scalpellino. Fedelissimo ai Borboni, si distinse nella repressione di moti del 1848. A Calatafimi strappò la bandiera dei Mille. I piemontesi gli uccisero la famiglia, gli arrestarono la donna. Eppure fu tra gli ultimi ad arrendersi. Dopo nove anni di latitanza sui pendii vesuviani, finì accoltellato nel 1870, a 46 anni.

Gennaro migliorato (attr.), Ritratto in studio del brigante Antonio Cozzolino, 'Pilone' di Torre del Greco, stampa all’albumina su carte-de-visite, 1860 -1870 ca., Archivi Alinari, Firenze

Zi Beppe, classe 1820, guardiano campestre, divenne brigante per fuggire alla fucilazione, dopo avere ucciso una guardia nazionale. Dapprima luogotenente di Crocco, uccise 124 persone in quattro anni di latitanza. Nel 1863 si consegnò alle autorità sabaude contribuendo alla repressione del brigantaggio nel Vulture.

Autore non identificato, Ritratto del brigante Giuseppe Caruso, stampa all’albumina su carte-de-visite, 1860-1870 ca., Archivi Alinari, Firenze

Biagio Gioacchino Miraglia, direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Aversa, fondatore della Società Frenopatica Italiana, nel 1864, anticipando Lombroso, teorizzò l’inferiorità biologica, la delinquenza come bestialità. Fornì una base pseudo-scientifica alle forme di oppressione e di ingiustizia sociale. Le sue teorie di antropologia criminale si basavano sulla misurazione cranica di briganti, tra cui i La Gala.

Gennaro Migliorato (attrib.), Ritratto dei briganti Giona e Cipriano La Gala, stampa all’albumina su carte-de-visite, 1860- 1870 ca., Archivi Alinari, Firenze

Il dottor Miraglia confrontava le masse celebrali nella scatola cranica con gli indici di misurazione delle razze ritenute inferiori, stabilendo una gerarchia di ferocia. Al primo posto stava Domenico Papa "la sua testa infatti (...) è da ritenersi in relativa proporzione più mostruosa di quella del caraibo, anzi prossimo alla forma del ributtante capo di iena e del coccodrillo."

Gennaro Migliorato, Il brigante Papa ritratto in studio, stampa all’albumina su carte-de-visite, 1860 - 1870 ca., Archivi Alinari, Firenze

Le drude, donne di malaffare in gaelico, erano infermiere, vivandiere, ma soprattutto spose, madri, amanti. E hanno sparato, come gli uomini almeno. Ciccilla, ventenne, calabrese, uccise la sorella Teresa per calunnia con 48 colpi di scure. Giuseppe Catozzella, nel suo romanzo Italiana racconta la storia della "terribile Ciccilla (...) che non ero un uomo, per niente al mondo avrei voluto esserlo"

Autore non identificato, Marianna Oliverio, Ciccilla, moglie del brigante Pietro Monaco, fucilata nel 1864, stampa all’albumina su carte-de-visite, 1860 -1864 ca., Archivi Alinari, Firenze

Innamorata del brigante Francesco Guerra, ex soldato borbonico, la druda Michelina fu uccisa a fucilate con il suo uomo nel 1868. Il suo corpo nudo esposto nella piazza di Mignano. Che sia di Michelina questo ritratto noi lo supponiamo. Accogliamo ogni contributo, che possa aiutare a restituire il nome e la dignità a questa bellissima donna.

Autore non identificato, Ritratto femminile, la brigantessa Michelina di Cesare (attr.) in abiti tradizionali di Sonnino, Latina, stampa all’albumina su carta, 1875 (?), Archivi Alinari, Firenze

Dopo la Relazione Massari-Castagnola per la Commissione nel 1863 sul tema del malcontento e del brigantaggio e l'Inchiesta Agraria di Stefano Jacini nel 1877, ne Le Condizioni economiche e della sicurezza pubblica in Sardegna del 1894 Francesco Pais Serra scrive "il leggendario bandito sardo…. Attrae in quel misto di romantica forza, di brutale vendetta ed insieme di cavalleresca ingenuità...."

Addone, Ritratto dei briganti sardi Giuseppe Budroni e Francesco Campesi, presentatisi al Tenente Addone il 28 agosto 1899, aristotipo al collodio su cartoncino “formato Margherita”, Archivi Alinari, Firenze

La battaglia di Morgogliai, tra Oliena e Orgosolo fu un'azione disposta dal governo Pelloux. Da una parte l’esercito e i carabinieri, dall’altra la banda dei fratelli Serra Sanna di Nuoro, insieme al Virdis i capi brigante più temuti della Sardegna. Si parla di circa 200 tra carabinieri e soldati, contro 5 banditi. (La taglia per Elia Serra Sanna ammonta a 12.500 lire).

L. Magnanelli (?), Ritratto post mortem del brigante Elia Serra-Sanna, aristotipia su carta, 1899, Archivi Alinari, Firenze

Giulio Bechi, tenente, raccontò gli eventi nel libro Caccia grossa. Scene e figure del banditismo sardo. Fu una "lotta sorda e palese (...) combattuta in nome dell’umanità e della giustizia". La reazione allo scritto fu violenta: Bechi, accusato di calunnia dai sardi, fu sfidato a duello, querelato e condannato a due mesi. Il librò andò a ruba. (Per Giacomo Serra Sanna la taglia è di 8.000 lire).

L. Magnanelli (?), Ritratto post mortem del brigante Giacomo Serra-Sanna, aristotipia su cartoncino "formato Margherita", 1899, Archivi Alinari, Firenze

La "mattanza" era stata preceduta dalla "notte di San Bartolomeo", il 14 e 15 maggio. Un rastrellamento tra le famiglie di Nuoro e dintorni, arresti di massa per chi proteggeva i latitanti. Centinaia di banditi, e di briganti, si diedero alla macchia. Per la gente del posto erano Sos Zigantes (I Giganti). (Per Virdis: 8000 lire di taglia).

L. Magnanelli, Ritratto post mortem del brigante Tommaso Virdis, aristotipia su cartoncino "formato Margherita", 1899, Archivi Alinari, Firenze

Giuseppe Sanna Salaris, direttore del manicomio di Cagliari, studiò 100 briganti, arrestati nel 1899: scrupolose misurazioni craniche, analisi lombrosiane. I risultati sono in Una centuria di delinquenti sardi. Ricerche analitiche e comparative sui banditi e sui loro parenti prossimi, del 1902. A discapito dell’aspetto selvatico nella foto, Gusai non è feroce. La sua taglia è di sole 200 lire.

Autore non identificato, Ritratto del brigante sardo Raffaele Gusai, stampa all’albumina su cartoncino "formato Margherita", 1893 ca., Archivi Alinari, Firenze

Le teorie di Alfredo Niceforo, allievo di Lombroso, ebbero molto seguito: il sardo nasce come criminale potenziale. E’ una questione di cranio, il Parallelepipedoides variabilis sardiniensis, tipico dei popoli più selvaggi e primitivi come descritto in La criminalità in Sardegna del 1897. Nella foto, Su bellu d'Uliana, bandito spietato di Dorgali, quattordici mandati di cattura. Taglia: 5.000 lire.

Autore non identificato, Ritratto del brigante Antonio Mulas, stampa all'albumina su cartoncino "formato Margherita", 1880-1899, Archivi Alinari, Firenze

Gli studi del Sanna Salaris indicano con precisione i caratteri del bandito sardo: uomini tra i 21 e i 30 anni "altezza compresa fra 1,56 e 1,65 ma ce n'è anche uno di 1 metro e 84 e pastori di professione (il 60% circa)". Goddi, nella foto, uccise un uomo che gli rubò un capo di bestiame, pare che ne abbia decapitato il cadavere, per fare rotolare la testa ai piedi del padre.

Autore non identificato, Ritratto del bandito sardo Giovanni Goddi di Orune, stampa all’albumina su cartoncino "formato Margherita", 1880-1890, Archivi Alinari, Firenze

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