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Sognando i corsari. Livorno e il suo mare negli Archivi Alinari
E’ con la dimensione del sogno che metaforicamente inizia il viaggio nel mare di Livorno. “Sognando i corsari” è il titolo di una fotografia di Michele Vestrini del 1958: un bambino seduto di spalle sulla balaustra della Terrazza Mascagni che pare perdersi con il pensiero nella grandiosità del mare aperto, in avventure di pirati suggerite dal veliero al largo della costa.
La quiete apparente del soggetto ci porta nella dimensione dell’immaginario dove trovano spazio l’incontro, lo scambio, la circolazione di idee e di passioni, caratteristiche proprie di una città e di un territorio che, come quello di Livorno, è intimamente legato al suo mare. Livorno è il suo mare, con i canali che la attraversano, raggiungendone il cuore come arterie pulsanti; con le navi e i battelli del suo porto vivace, con la bellezza del suo litorale e delle isole.
La mostra racconta questo legame attingendo al vasto patrimonio di immagini conservato negli Archivi Alinari.
Mostra organizzata daComune di Livorno
Con il patrocinio di Regione Toscana
A cura diRita Scartoni, con la collaborazione di Muriel Prandato
Sede espositivaMuseo della Città di Livorno - Polo culturale Bottini dell'Olio
Catalogo edito daSillabe
Il legame tra la città dei 4 Mori e il suo mare è raccontato attraverso un secolo - tra ‘800 e ‘900 - di fotografi e di fotografie appartenenti agli Archivi Alinari.
Dal dagherrotipo della Dogana D'Acqua attribuito ad Aristide Castelli, dalle immagini del primo studio fotografico toscano, aperto proprio a Livorno da Giuseppe Marzocchini nel 1843, agli scorci di Livorno di Ugo Bettini e ai cantieri navali ritratti dallo studio Betti-Borra; dalle sorprendenti diapositive colorate a mano dallo scienziato fiorentino Giorgio Roster, per arrivare agli scatti delle vacanze al mare di Aurelio Monteverde e Vincenzo Balocchi, passando per gli stabilimenti fotografici Alinari e Brogi e il servizio di Bruno Miniati sulla nave scuola “Amerigo Vespucci”.
Attraverso l'obiettivo di fotografi che, per mestiere o per passione, hanno vissuto, ritratto e anche amato Livorno, scorrono in mostra stabilimenti balneari e bagnanti, mareggiate, vari di navi, palombari, marinai, scorci della città. Un viaggio di oltre un secolo, che dal 1845 arriva fino agli anni Sessanta del Novecento.
La fotografia dell'800 a Livorno
La Livorno ottocentesca è raccontata nelle immagini dei primi studi fotografici della città.
L’opera più antica in mostra è la Dogana d’Acqua, l’unico dagherrotipo conosciuto con una veduta di Livorno come soggetto. Una iscrizione sul retro della lastra riporta il nome di Aristide Castelli (Livorno, 1818 - Firenze, 1879).
In una réclame di fine secolo lo Stabilimento Marzocchini fu definito “la più antica fotografia di Toscana”. Pare che il dagherrotipista Giuseppe Marzocchini fosse attivo fin dal 1843. Il figlio Riccardo (Livorno, 1823 - 1910), che affiancò presto il padre, ci mostra immagini di una città che dialoga con il suo mare, accogliendone le acque placide o le onde schiumose, in una simbiosi che si legge tra le righe di una storia antica.
Appassionato di fotografia, il barone Giorgio Enrico Levi (Alessandria d’Egitto, 1849 - Reggello, 1936), sceglieva Livorno “per la stagione delle bagnature”, confermando la città come importante stazione balneare all’epoca della villeggiatura degli esordi.
I Bettini furono una dinastia di fotografi. Ugo Bettini (Bologna, 1843 - notizie 1900 ca.), abile fotografo, nel 1899 divenne il primo presidente della sezione livornese della “Società Fotografica Italiana”. Le sue fotografie aprono lo sguardo su una città che appare equilibrata, composta, quasi disegnata, nella ricchezza di dettagli e sfumature.
Il mare e le isole di Giorgio Roster
Queste immagini sono il frutto dei soggiorni di Giorgio Roster (Firenze, 1843 - 1927) nella sua villa all’isola d’Elba, l’Ottonella, dove lo scienziato, a partire dal 1875, trascorreva lunghe estati.
Tra il 1893 e il 1895 realizzò una serie di telefotografie per documentare l’isola d’Elba. In queste immagini, le miniere di Rio, l’escavazione di tufi al Viticcio, la costa di Monte Grosso, la stazione geodetica alla fortezza dell’Isola di Montecristo rilevano la composizione mineralogica di queste terre.
Vi sono anche paesaggi ripresi dal mare, dove le variazioni meteorologiche si specchiano negli orizzonti marini e catturano l’attenzione, sia scientifica sia estetica, dello scienziato fotografo che, per colmare l’assenza del colore, interviene con una colorazione manuale sul supporto in vetro delle diapositive.
I grandi fotografi editori: Alinari e Brogi
La perizia tecnica e compositiva degli Alinari ci ha trasmesso un’immagine iconica, immutabile ed eterna di Livorno, dei monumenti cittadini come il Mastio della Fortezza, così come del porto, della Torre di Calafuria, e degli scogli di Antignano.
Le immagini in mostra sono riferibili ai primi decenni del Novecento, quando è Vittorio (Firenze, 1859 - 1932), figlio del fondatore Leopoldo Alinari (Firenze, 1832 - 1865), a dirigere l’azienda.
Le immagini dello Stabilimento Fotografico Brogi si aprono come ampie vedute sulla città. Abbracciandone i vasti e operosi spazi portuali brulicanti di attività, il Molo Nuovo che segna il confine tra il cielo e il mare nell’orizzonte cittadino, le vele spiegate, il via vai quotidiano.
Livorno è dinamica, industriosa, definita dal suo movimento incessante e dalla nascente modernità che, a fine Ottocento, ne avrebbe cambiato il volto.
La Livorno di Luigi Betti e Giuseppe Borra
Luigi Betti (Livorno, 1881 - 1941) e Giuseppe Borra (Livorno, 1905 - 1987) sono stati in grado di cogliere e restituirci nelle loro immagini i molteplici volti della città. Da una parte l’industriosità moderna, vigorosa come l’acciaio, con i suoi cantieri navali, l’industria, la lucentezza dei metalli, il dinamismo delle macchine, la geometria sinuosa delle eliche. Dall’altra le vedute silenziose, la quiete pacata degli specchi d’acqua, immobili, fonte di intensa poeticità.
E ci hanno raccontato la sua gente, o meglio le sue genti: i giovani cadetti che si affacciano candidi sul mondo, le famiglie a passeggio, con i bambini stretti per mano, gli uomini oziosi a passo lento lungo le vie.
Nella prima metà del Novecento lo studio Betti Borra ha dato un grande contributo alla documentazione e narrazione della vita cittadina, attraverso le fotografie di cronaca, di paesaggio, industriali, alla ritrattistica e alle riproduzioni d’arte.
L'"Amerigo Vespucci" e l'Accademia Navale nello sguardo di Bruno Miniati
L’archivio Miniati permette di ripercorrere la storia della fotografia a Livorno, il nodo stretto che lega la città, le sue persone e il mare.
Fotografo militare, Bruno Miniati (Livorno, 1889 - 1974) ha documentato numerose campagne di guerra e ha realizzato immagini di grande impatto della nave scuola “Amerigo Vespucci”, in cui le linee, i gesti, le onde e il vento si intrecciano in un dialogo armonico di composizioni impeccabili.
La villeggiatura: Aurelio Monteverde
Aurelio Monteverde (Roma, 1872 - Firenze?, 1934) non è un fotografo di professione. Ma ha una grande passione per la fotografia. E per le gite in barca, le passeggiate in pineta, i giochi in spiaggia. Insieme alla famiglia e ai suoi amici si dedica ai passatempi esuberanti e mondani mescolando il gusto glamour alla giocosità spensierata dei gesti.
Possiamo apprezzare l’elegante e discreta “moda mare” sullo sfondo di un paesaggio straordinario e incontaminato. Guardando queste fotografie delle vacanze all’Elba negli anni Venti e Trenta, cogliamo tutta l’allegria e la solarità di queste giornate estive: gli esordi di quello che si diffonderà negli anni a venire come il turismo balneare di massa.
La villeggiatura: Vincenzo Balocchi
Di fronte all’immensa vastità del mare, Vincenzo Balocchi (Firenze, 1892 - 1975) posa lo sguardo altrove, su un muro incrostato, sulle
linee tracciate dalle ombre. Gli oggetti si trasformano in linee grafiche e i particolari, spesso insignificanti, monopolizzano l’inquadratura e diventano intangibili.
Nella ricerca del dettaglio, scompare la visione prospettica e anche i paesaggi si fanno bidimensionali. Il mondo si scompone in frammenti, in giochi cromatici, anche improbabili. Le forme assumono un valore nuovo, estetico e spesso astratto.
L’autore ci restituisce immagini che vanno aldilà dei luoghi rappresentati, come suggestioni visive che ci trasportano altrove.
Il restauro della "Lepanto"
La mostra è stata anche un'occasione per restaurare numerosi pezzi, tra i quali il più importante è stato il restauro della stampa di grande formato alla gelatina ai sali d'argento di Ugo Bettini, che immortala il varo della nave "Lepanto" avvenuto nel 1883.
L'intervento ha previsto la pulitura meccanica del recto e del verso dell'opera, il trattamento localizzato di macchie e gore, l'umidificazione controllata e lo spianamento sotto peso delle deformazioni.
Successivamente si è proceduto al ritocco pittorico reversibile, eseguito con tecniche a secco.
Infine è stato eseguito il ri-montaggio della finestra passe-partout e il controllo e consolidamento del telaio.
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