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news | Playlist Alinari

È online sui nostri canali social il quinto corto sonoro della serie che racconta l'archivio Alinari, progetto realizzato in collaborazione con Radio Papesse.

Con la serie audio #PlaylistAlinari, l'archivio racconta se stesso attraverso le immagini scelte dalle persone che ci lavorano. Una collezione di corti sonori da scoprire online ogni due settimane: un audio di un minuto per una fotografia. Protagonista della sesta puntata è "Springtime" di W. Robinson.

 

Sesta Puntata "Springtime" di W. Robinson, 1890 ca. 

 
 
 
 
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Alla fine del XIX secolo la fotografia è ancora al centro di un acceso dibattito: è arte o no? Non è che una registrazione del reale, dicono molti intellettuali. Per tutta risposta la corrente del pittorialismo ne rivendica la piena dignità artistica. Ne sono esponenti Henry Peach Robinson e il figlio Ralph. Sua questa Springtime, del 1890 circa: lungo una strada di campagna, sovrastata da un grande mulino a vento,una coppia di contadini torna dai campi. Camminano abbracciati teneramente ....sembra la scena finale di un film... A colpire, la nitidezza delle figure: la fotografia non è un clic ma una composizione complessa, ottenuta in fase di stampa, accostando figure e sfondi presi da negativi diversi, ritoccati poi con tinta e pennelli. Così aveva teorizzato Henry Peach Robinson a partire dal suo ‘Pictorial effects in photography’ del 1869.

In the late XIX century photography is still the object of a lively debate: is it art or not? It’s just a representation of reality, many intellectuals state. The exponents of Pictorialism retort it has full artistic dignity. Two of them are Henry Peach Robinson, the author of Springtime, and his son. The picture dates back to 1890 circa: a couple of farmers heading back home along a country road , dominated by a big windmill. As they walk, they are hugging tenderly …it looks like a movie final scene… Its sharpness is impressive: the photograph isn’t just a shot but a complex composition, obtained in the printing stage by combining figures and backgrounds from different negatives and then retouching them with paint and brushes. This was Henry Peach Robinson’s theory, first illustrated in his ‘Pictorial effects in photography’ in 1869.

 

Quinta puntata "Himalaya" di Vittorio Sella, 1909

 
 
 
 
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La passione per la montagna l’aveva ereditata dallo zio Quintino, Ministro del Regno d’Italia e fondatore del Club Alpino Italiano.
Quella per la fotografia, dal padre Giuseppe Venanzio, studioso di chimica e autore del “Plico del Fotografo” un manuale di arte pratica e teorica della fotografia.
Stiamo parlando di Vittorio Sella, IL fotografo di montagna, a cui Ansel Adams dedicò un memorabile saggio. Ed è una meraviglia perdersi lungo le linee di questo maestoso e sublime monumento naturale, nei 6888 metri del Monte Siniolchu.
Vittorio ha cinquant’anni quando scatta questa foto, è nel Karakorum, direzione K2, insieme a Luigi Amedeo di Savoia, con cui ha già condiviso le spedizioni memorabili in Alaska e sul Ruwenzori, in Africa. Le immagini di Sella raccontano una stagione eroica dell’alpinismo e sono documenti di un mondo che sta scomparendo. Chissà se Vittorio ha mai immaginato che un giorno le sue foto sarebbero servite per misurare il ritiro dei ghiacciai e i danni del cambiamento climatico su questi paesaggi fragili e sublimi.


He inherited the passion for mountains from his uncle Quintino,  Minister of the Kingdom of Italy as well as  founder of Club Alpino Italiano;  the passion for photography came  from his father Giuseppe Venanzio, a researcher in chemistry and the author of “Plico del Fotografo”, a handbook of practice and theory of photography.
Vittorio Sella: the mountain photograph  par excellence whom Ansel Adams devoted a memorable essay to. And it’s wonderful to get lost  along the lines of this imposing and superb natural monument,  Mount Siniolchu  with its 6888 mt. height.
Vittorio is fifty when he takes this picture, he is on Karakorum, heading for K2, with Luigi Amedeo di Savoia whom he joined in some memorable expeditions to Alaska and on Ruwenzori in Africa. Sella’s pictures document  an heroic period in mountaineering and a world that is disappearing. Would  Vittorio  ever guess that at present his photos are  used to measure the melting of glaciers  and the damages caused by climate change onto these fragile and sublime landscapes?

 

Quarta puntata "I dipendenti dello Stabilimento Fotografico Fratelli Alinari di Firenze" dei Fratelli Alinari, 1899

 
 
 
 
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"Come se non conoscessero le regole del gioco, guardateli, non ce n’è uno che guardi in camera… eppure sono tutti dipendenti Alinari, 36, tra operatori, stampatori, archivisti, commessi e ragionieri. Alla guida della società c’è Vittorio, seconda generazione Alinari: è lui che fa il salto verso la produzione industriale, è lui a capire l’importanza del mercato dell’immagine artistica e a sparpagliare in Italia squadre di operatori incaricati di produrre fotografie utili all’editoria. Nel 1899, l’anno di questo ritratto, la società possedeva non meno di 25mila lastre di opere d’arte italiana ed era in grado di stampare migliaia di fotografie al giorno.
Questa immagine – ci dicono dallo staff oggi tutto al femminile della Fondazione Alinari - ci trasmette una grande emozione, dopo più di cento anni, siamo loro, ci troviamo, come loro, nel cuore della fotografia.

“ As if they didn’t know the rules of the game, look at them, none is looking into the camera… And yet they are all employees at Alinari’s: 36 in total, including operators, printers, archivists, clerks and accountants. The company is run by Vittorio, Alinari’s second generation: he’s the one who takes the leap into industrial production, he’s the one who understands there’s an important market for artistic pictures and sends teams of operators around the country to take photographs for publishing.
In 1899, when this portrait was made, the company owned no less than 25 thousand plates of Italian artworks and had the capacity of printing thousands of photographs a day.
“ This image - say the staff  of Fondazione Alinari, at present  entirely composed by women - overwhelms us with excitement: more than a hundred years later, we are them, we are, as they were, at the heart of photography”.

 

Terza puntata "La signora Marion Walsh con il suo cavallo", 1899

 
 
 
 
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"Un ritratto di gruppo: Marion Walsh con cavallo e barboncino. Alla posa tranquilla e solida del cavallo, alla compostezza di Marion, all’ordine compositivo tipico delle foto dei Fratelli Alinari, fanno da contrappunto un barboncino distratto, e il taglio ampio che lascia scoperto parte del fondale. Siamo all’aperto e la quinta scenica che fa da sfondo al gruppo è un trucco utilizzato sin dall’antichità per valutare la robustezza degli arti dei puledri. Il cavallo di Marion è uno splendido animale e devono aver condiviso molte cavalcate, probabilmente anche poco prima di questo scatto: lo dimostrano il manto lucido per il sudore e la macchia bianca che si vede sulla groppa, una depigmentazione del pelo, dovuta a quel tipo di sella laterale che le donne sono ancora costrette a montare a fine Ottocento".

"A group portrait: Marion Walsh with her horse and her poodle. The calm and solid posture of the horse, Mrs. Marion’s tidiness, the typical orderly composition of Fratelli Alinari’s photographs are offered a counterpoint by a careless poodle looking away and a wide opening in the backdrop.
The shot is taken outdoors and the wing that makes the backdrop to the group is a trick used since  ancient times to assess the sturdiness of foals’ limbs. Marion’s horse is a beautiful animal and she must have ridden it quite a lot, probably also shortly before the shot as the shining sweat on its coat and the white spot on its rump show: this latter is a depigmentation caused by the  side saddle  that women were still obliged to mount in the late nineteenth century".

 

Seconda puntata "La vanità" di Mario Nunes Vais, 1924

 
 
 
 
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"È il 1924. La scritta in blu sotto il ritratto dice: Al sommo Nunes Vais che ha saputo con arte mirabile, dare espressione di vita all’immagine della vanità. Rosa Spalletti Lanza indossa un cappello a cloche e un abito di lustrini, tra il circense e l’esotico. Sotto quei drappeggi s’intravedono dei pantaloni…. Appena qualche anno prima, prima della guerra, sarebbe stato impensabile vestire così… Alle sue spalle, un ventaglio di piume la trasforma in una donna pavone, come un’icona Art Nouveau. A ritrarla è Mario Nunes Vais, essere invitati nel suo studio a Pian dei Giullari o in Borgo degli Albizi, a Firenze, era più o meno un attestato di successo. Ci passeranno i futuristi, D’annunzio, la Duse, Puccini, Guglielmo Marconi, Benedetto Croce e molti altri. Il pantheon degli italiani celebri d’inizio Novecento".

"It’s 1924. The blue writing under the portrait says : To the sublime Nunes Vais who gave life to the image of vanity with his admirable art. Rosa Spalletti Lanza is wearing a cloche hat and a dress with sequin , a mix of circus costumes and exoticism. Under the draperies one can see she’s wearing trousers…Just a few years earlier, before the war, it would have been unimaginable to dress like that…. At her back a feather fan turns her into a peacock woman , like an icon of Art Nouveau.? The author of the portrait is Mario Nunes Vais : an invitation to his studio at Pian dei Giullari or Borgo degli Albizi was equal to success. Many futurists as well as D’annunzio, Duse, Puccini, Guglielmo Marconi, Benedetto Croce and many more would call by. The Pantheon of renowned Italians at the beginning of the 20th century".

 

Prima puntata "Io + gatto" di Wanda Wulz, 1932

 
 
 
 
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"Nata e cresciuta a Trieste in una famiglia di fotografi, Wanda Wulz sa ritrarre e lo farà per tutta la vita, così come le ha insegnato il padre Carlo, ma sviluppa anche un'originale ricerca artistica. Sperimenta, manipola, sovrappone ed è a suo agio con l’interesse futurista per una poetica dell'immagine dinamica, libera dalla costrizione del reale.
Io + Gatto allora. Un doppio ritratto sovrapposto di Wanda e di Mucincina, il gatto di casa.
È il 1932 e Wanda crea un soggetto altro: i tratti somatici si fondono fino a generare un essere ibrido, che guarda fisso lo spettatore, lo cattura con l’espressione degli occhi, uno femminile e l’altro felino. Io + Gatto è il modo in cui Wanda si presenta: un’artista d’avanguardia, divenuta celebre in tutto il mondo, nello spazio a lei familiare della fotografia".

"Born and raised in Trieste in a photographers' family, Wanda Wulz has a knack for portraits and will make them all life long like her father Charles has taught her but developing in parallel her own artistic research. She experiments, manipulates and superimposes , feeling in tune with the Futurists’ poetics of the dynamism of pictures, free from the constraints of reality. I + Cat is a double portrait, superimposing Wanda’s and Mucincina's one , the family cat. It’s 1932 and Wanda creates here a different subject: the somatic traits merge to generate a hybrid , staring at viewers , capturing them with the expression of its eyes, a woman’s eye and a cat’s one. I + Cat is Wanda’s original self-presentation: an avant-garde artist who became popular all over the world , in the domain she was familiar with: photography".

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